Lobotka e il grande gesto per la Slovacchia e il Napoli dopo il lutto

La storia di Stanislav Lobotka senior e Stanislav Lobotka junior, padre e figlio, il primo guardia giurata in un centro commerciale di Trencin, Slovacchia, e il secondo calciatore di successo della nazionale slovacca e del Napoli, ha colpito il Paese e il mondo del calcio. Cuore, anima, cervello, maglia: mercoledì papà Stanislav, 58 anni, stava tornando a casa dopo il lavoro e ha accusato un malore fatale alla fermata dell’autobus di via Soblahovská; è crollato sull’asfalto, una donna lo ha notato e ha chiamato i soccorsi, ma non c’è stato nulla da fare. Suo figlio Stanislav, per tutti Stano o Lobo, ha appreso la tremenda notizia giovedì mattina, mentre era in ritiro al centro tecnico federale di Senec, trenta chilometri da Bratislava, a preparare la partita di qualificazione all’Europeo 2024 con il Portogallo di Cristiano Ronaldo: il ct Francesco Calzona detto Ciccio gli ha ovviamente lasciato la facoltà di scegliere liberamente e lui ha deciso di restare e soprattutto di giocare venerdì dal primo minuto. Certo, sin da giovedì lo hanno raggiunto un po’ di familiari in ritiro, ma lui ha continuato ad allenarsi regolarmente. Ieri mattina, poi, lo hanno accompagnato a Trencin per i funerali ma domani sarà di nuovo al suo posto per la seconda partita con il Liechtenstein. In campo. E martedì, a meno che i programmi non cambieranno per questioni insindacabili, dovrebbe partire direttamente per Napoli. Per cominciare a preparare le sfide ravvicinate di campionato e Champions con il Genoa e lo Sporting Braga. «Tanto di cappello. Sono orgoglioso di poter allenare un calciatore e un uomo come Lobotka». Lo sarà anche Garcia.

Lobotka, la scelta del giocatore

E allora, la forza di Lobotka. La fede, lo spessore, il coraggio, il senso del dovere e di appartenenza: che sia azzurro Napoli o blu Slovacchia. Sia chiaro: la vicenda non ammette dibattito o commenti, ognuno reagisce a una tragedia come può e come crede, ma quello che è accaduto in questi giorni tristi per Stanislav e di conseguenza per la famiglia della nazionale slovacca ha lasciato segni e tracce. Lobo è un riferimento per la Slovacchia esattamente come lo è il per il Napoli e la sua decisione di non abbandonare il ritiro e le partite nonostante il dramma familiare ha dato un’incredibile forza al gruppo. Lo ha unito ancora di più. Il ct Calzona, che insieme con il technichal staff manager Paolo De Matteis lo conosce dagli anni azzurri, gli ha lasciato anche ieri la possibilità di scegliere il momento più opportuno per rientrare dopo i funerali a Trencin, cinquanta minuti da Senec, ma lui ha rassicurato tutti che sarebbe tornato in tempo per la partita di domani.

Lobotka, un totem per i compagni

La storia di Lobotka, 28 anni, ha confermato il motivo per cui è considerato un totem sia dai compagni della nazionale sia da quelli del club. In questi giorni tremendi i compagni slovacchi lo hanno sostenuto pieni di ammirazione e rispetto, e la stessa cosa toccherà ai ragazzi del Napoli nel momento in cui rientrerà alla base azzurra. Lobo è stato fondamentale per lo scudetto e la crescita in Champions, è stato il regista di giorni e di notti di calcio da Oscar, e il sospetto che il riscatto immediato della squadra di Garcia non prescinda dalle sue giocate e dai suoi ritmi è decisamente fondato. Rudi ha disegnato un sistema diverso, ci sta lavorando, e Lobotka nel nuovo giro ha compito diversi: gioca più basso, davanti alla difesa, e tocca meno palloni. «Dobbiamo soltanto abituarci», ha detto lui qualche giorno fa commentando i cambiamenti tattici. Giusto il tempo di ricominciare con i suoi ciak d’autore.

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